Aumentano le dimissioni volontarie in Italia, soprattutto tra i giovani: Aidp ha indagato sulle cause e sulle conseguenze per le aziende.
Il mercato del lavoro è protagonista di numerosi cambiamenti, evidenti nel trend positivo degli ultimi mesi che si accompagna a un aumento delle dimissioni volontarie. Secondo un’indagine promossa da Aidp (Associazione per la Direzione del Personale), si tratta di un vero e proprio boom che ha come protagonisti soprattutto i più giovani e le fascia di età compresa tra i 26 e i 35 anni.
Mercato del lavoro, 2022 decisivo per l’occupazione
18 Gennaio 2022 Il report, basato sull’ studio condotto su un campione di circa 600 aziende elaborate dal Centro Ricerche Aidp, mostra come negli ultimi mesi il 75% delle aziende abbia dovuto affrontare un aumento delle dimissioni volontarie da parte dei dipendenti, specialmente relativamente alle mansioni impiegatizie e nelle regioni del Nord Italia.
Analizzando le cause del fenomeno, l’analisi Aidp colloca al primo posto la ripresa del mercato del lavoro (48%), seguita dalla ricerca di condizioni economiche maggiormente favorevoli (47%) e dal desiderio di conquistare un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata (41%). Il 38% dei dimissionari, invece, è spinto dalla voglia di trovare maggiori opportunità di carriera altrove (38%).
Dal punto di vista dei direttori del personale, nel 57% dei casi l’incremento delle dimissioni volontarie denota un netto cambiamento nella percezione del senso del lavoro da parte dei lavoratori, mentre ammonta all’88% la percentuale delle aziende che ammette di non avere in atto un piano di incentivo all’esodo.
Per quanto riguarda le funzioni maggiormente coinvolte, l’indagine segnala al primo posto il comparto informatica e digitale (32%), seguito dai settori produzione (28%) e marketing e commerciale (27%). Più della metà delle aziende coinvolte nell’indagine, inoltre, mette in evidenza un aumento del 15% dell’impatto delle dimissioni rispetto agli anni precedenti, evidenziando come il trend più condiviso sia quello di sostituire i dipendenti dimissionari attivando contratti a tempo indeterminato e determinato (55%), oppure riorganizzando i processi produttivi (25%). Non mancano le aziende che preferiscono prendere tempo e valutare nel tempo le conseguenze del fenomeno.
Siamo stati colti di sorpresa nella maggior parte dei casi anche se dei segnali deboli dello sviluppo di questo fenomeno erano già ravvisabili – spiega Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp -. Il fattore scatenante, a mio avviso, è che le persone si sono interrogate rispetto al senso del proprio lavoro e in qualche caso della propria vita e, nella maggior parte dei casi, le risposte hanno indirizzato le persone al cambiamento.
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